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Intervista a Domenico Palattella


Popcorn ha avuto l'onore, ed il piacere, di intervistare Domenico Palattella; critico cinematografico e di arte, docente di critica cinematografica e grande storico del cinema. Molti infatti sono i suoi libri scritti per tutti gli appassionati di questo magnifico mondo.

Ciao Domenico! Presentati ai nostri lettori! 

Gentili lettori, ringrazio intanto il direttore Francesco Rosati, per avermi concesso l’onore di questa intervista. Mi chiamo Domenico Palattella, ho 32 anni e vivo a Taranto. Come credo tutti i lettori di questo sito molto interessante e professionale, sono fin da bambino, appassionato di cinema, in particolare di quello italiano. Ma non solo. Sono appassionato di tutto quello che, nel corso degli anni, ha concorso a far diventare grande, soprattutto in Italia, questa fantastica arte. Gli studi intrapresi mi hanno portato ad ottenere due importanti qualifiche professionali, delle quali sono molto orgoglioso. Sono infatti Critico Cinematografico e Storico del Cinema per l’SNCCI (Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani) e Accademico dell’AIAM (Accademia Internazionale d’Arte Moderna), con la qualifica di Critico d’Arte. 

Com’è fare il critico cinematografico e docente di critica cinematografica? E come si diventa? 

Il termine Critico Cinematografico, può sembrare strano, è quasi riduttivo rispetto alla mole di applicazione che tale specializzazione porta con sé. Genericamente investe la sua portata nell’ambito della recensione accurata delle pellicole cinematografiche, ma questa definizione è alquanto incompleta. Già, perché un Critico Cinematografico è un po' un “tuttofare intellettuale” del cinema italiano. E’ organizzatore di eventi legati al cinema (Direttore Artistico di Festival Cinematografici, grandi o piccoli che siano; o ancora Direttore Artistico di Rassegne a tema); è spesso chiamato nelle Giurie di Festival nazionali e internazionali e in qualche caso può anche essere il Presidente di Giuria; e in altri casi ancora è selezionatore ufficiale delle pellicole in concorso in determinati Festival cinematografici. Inoltre un Critico Cinematografico è uno Storico del Cinema e spesso si specializza in un determinato settore o in un determinato genere. Posso fare il mio esempio: io mi sono specializzato, per inclinazioni professionali e passionali, verso l’intera storia del cinema italiano, dal muto ai giorni nostri, scrivendo ed insegnando soltanto in questo macro-settore. Il Critico cinematografico, come professionalità trova poi anche applicazione sul set. Non è inusuale che un Critico Cinematografico si sperimenti come soggettista, sceneggiatore o supervisore sul set; mentre è meno diffusa la pratica che un Critico Cinematografico possa intraprendere la carriera di regista o si possa misurare come Direttore della Fotografia. Insomma, il mestiere di Critico Cinematografico, è un mestiere di grande preparazione e di grande prestigio, che spazia molto in vari settori culturali e cinematografici. I percorsi per diventare Critico Cinematografico sono variegati, non essendoci un percorso lineare ed unico. C’è chi lo intraprende in seguito al conseguimento del tesserino di Giornalista, come completamento di un certo percorso di studi. C’è chi ci arriva in un percorso diverso, partendo dall’arte fotografica, per arrivare poi al Cinema; c’è poi chi intraprende un percorso mirato, che si esplica attraverso i canali ufficiali nazionali, che sono quelli dei Sindacati che tutelano i lavoratori del settore. Non sono molte, per la verità, le sigle che tutelano e raggruppano i Critici Cinematografici. Quattro o cinque al massimo, la più importante delle quali è quello a cui appartengo, ovvero il già citato SNCCI (Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani). Come docente infine, le posso dire che tale attività è molto intrigante, perché la Storia del Cinema è una materia avvincente, appassionante e andrebbe inserita nelle scuole superiori come materia ordinaria, in ossequio soprattutto al nostro immenso patrimonio cinematografico nazionale, che ricordo sempre, come mole e importanza, è il secondo al mondo dopo Hollywood e il primo in Europa. Un Disegno di Legge è in analisi al Senato della Repubblica Italiana, ormai da parecchio tempo, su proposta proprio dell’SNCCI. Ebbene questo progetto introdurrebbe l’insegnamento della Storia del Cinema nelle scuole medie inferiori e superiori, con approfondimenti ed integrazioni diverse, in base al livello di studi e alle diverse specializzazioni esistenti nella scuola dell’obbligo. Così, ad esempio, l’insegnamento di questa materia avrebbe un significato diverso in un Liceo Artistico e in un Liceo Classico, rispetto ad un Istituto Tecnico, Alberghiero e cosi via…


E il critico d’arte? 

La qualifica da Critico d’Arte, è stata un livello successivo rispetto a quella da Critico Cinematografico, anzi, più che altro “derivata”. E’ infatti, una qualifica più giovane, che ho “conquistato”, grazie anche ai miei studi artistici, sull’Arte in generale e sulla frequentazione con numerosi Musei, della mia zona, ovvero di quella Puglia che si affaccia sullo Jonio. In particolare, lo stage effettuato presso il Mudi (Museo Diocesano di Arte Sacra) di Taranto, mi ha fatto appassionare ed incuriosire sulla grandezza artistica proveniente dal passato, in particolare quella sacra: patrimonio artistico senza eguali nel mondo.

Come vedi il cinema italiano nell’ultimo decennio? 

Spesso, nel corso dei convegni ai quali vengo invitato, parlo del fatto che il cinema italiano degli anni d’oro, per intenderci quello che andava dagli anni ’50 agli anni ’70 è difficilmente pareggiabile. Per tanti motivi. Dal punto di vista del talento attoriale e autoriale; ma anche da un punto di vista sociale. Il cinema era infatti un punto di riferimento indelebile per tutti: sia per gli intellettuali, che per le classi più “basse”. Il cinema era un fenomeno sociale capace di riunire le masse e annullare le differenze sociali. Oggi, è rimasto solo il calcio ad unire il ladro e il derubato; il giudice e il campagnolo. Fatta questa premessa, non va tralasciato però che l’attuale generazione cinematografica nazionale, può essere definita, con ragionevole precisione, come una “generazione d’argento”. Questo perché il cinema italiano attuale nonostante numerose difficoltà di idee, di risorse, di capitali, è un cinema vivo, che si alimenta, in puro stile tipicamente italiano, dei “nuovi” volti, capaci di tenerlo su e di trascinarlo verso un’identità, che è chiara e visibile. Pierfrancesco Favino, Elio Germano, Alessandro Gassman, Valerio Mastandrea, Toni Servillo, Marco Giallini e al femminile attrici come Jasmine Trinca, Micaela Ramazzotti, Valeria Bruni Tedeschi, Anna Foglietta, sono i divi attoriali del moderno cinema italiano e sono attori dall’esperienza necessaria per poter mantenere in vita il nostro cinema e per trascinarlo verso fasti futuri. Ad esempio Favino lo scorso anno ha vinto la Coppa Volpi a Venezia come miglior interprete maschile. E questo non può essere scordato come sintomo lampante di una certa vitalità del nostro cinema, conquistata dopo almeno un decennio e mezzo di oblìo (parliamo dei primi anni duemila).

Parlaci dei tuoi libri. Ne hai scritti davvero molti sul mondo cinematografico. 

Si, devo dire che nel corso di questi anni è stata la mia prima attività e tale rimarrà, perché uno Storico del Cinema deve avere l’obiettivo e la consapevolezza di ergersi come “Memoria storica”, soprattutto verso le nuove generazioni. Vorrei essere ricordato come un “Cantore” di un cinema che non c’è più. Di un modo sociale di concepire la magia del cinema, che oggi si è persa, ma che fa parte del nostro patrimonio storico nazionale. Le storie del cinema italiano sono tantissime, come le pellicole del cinema italiano sono migliaia, molte da riscoprire e da rivalutare. E poi ci sono i personaggi, immortali eroi del cinema, dai più conosciuti, a quelli ingiustamente scordati, che sono meritevoli di una riconsiderazione. Ben vengano quindi, i tanti libri sul cinema italiano, che gli editori sono ben lieti di pubblicare. Ognuno dei saggisti che ricostruisce la storia di un pezzo di cinema, di un film o di un personaggio, non fa altro che donare ai posteri il ricordo di quello che rischia di scomparire. E’ questo l’obiettivo che mi spinge a continuare a scrivere libri vari, sulla storia del nostro cinema, affinchè il dimenticatoio diventi voglia di conoscere e il ricordo diventi consapevolezza della nostra ricchezza artistica. Il mio ultimo libro LE DONNE DEL CINEMA ITALIANO- CENTO ANNI (E PIU’) DI DIVE SENZA TEMPO è un saggio sulla storia del cinema italiano, visto però al femminile. Dal Muto ai giorni nostri, attraverso i volti, le avventure, le curiosità, le fragilità e i successi delle attrici che hanno reso immortale il nostro cinema. Devo dire, però, che rimango comunque sempre affezionato, per una ragione o per l’altra a tutti i miei libri, ad esempio UNA CHIORMA DI AMICI- LA GENERAZIONE D’ORO DEL CINEMA ITALIANO, è il libro che più di tutti gli altri mi è nel cuore. Perché è un’opera quasi intimistica, che analizza la gavetta, i trionfi, le vite private e i rapporti personali che hanno legato attori del calibro di Totò, Peppino De Filippo, Vittorio De Sica, Macario, Nino Taranto, Carlo Dapporto, Aldo Fabrizi, Renato Rascel. Attori leggendari, che per primi hanno trascinato il cinema italiano verso le vette assolute.

Hai progetti per il futuro?

Tanti progetti, Tanti perché quando una passione diventa un lavoro, non stanca mai, come diceva una vecchia citazione. Per il momento, questa estate è già abbastanza affollata e ne sono felice. A parte le presentazioni dei miei libri, in giro per l’Italia, con tappe che hanno toccato due volte Napoli e una volta l’Umbria, per la precisione Todi, in provincia di Perugia; presto sarò ad Ardea, nella città metropolitana di Roma, e poi a Lanciano, a Marconia al Lucania Film Festival, a Benevento e a settembre anche all’Ischia Film Festival, come ospite di uno dei miei libri. E’ appena stato concluso anche un docu-film, nel quale ho preso parte nelle vesti di sceneggiatore, fornendo anche il materiale video, dal titolo RICORDANZE- LE DIVE DEL CINEMA MUTO ITALIANO, il quale andrà presto in giro per l’Italia. E poi ho il mio classico appuntamento nel mio paese, Massafra (Ta), con una rassegna letteral-cinematografica dal titolo PANE, DONNE E FANTASIA- TRA CINEMA E LETTERATURA, dedicata appunto alla figura della DONNA. E poi a fine agosto sarò impegnato nelle vesti di presidente di giuria alla quarta edizione del MOONWATCHERS FILM FESTIVAL, un festival di cortometraggi davvero molto stimolante e ben progettata. Per l’autunno si continuerà a promuovere i miei libri, in particolare quello sulle DONNE DEL CINEMA ITALIANO, edito dal mio editore e amico fraterno Antonio Dellisanti. Probabilmente lo porteremo anche in Sardegna, se l’emergenza covid lo permetterà. Per il resto ci sono altri progetti, con alcuni colleghi di Napoli, per la realizzazione di un contenitore cinematografico innovativo, che presto sveleremo. Insomma, non ci si ferma mai. Non ci si ferma mai, spinti dalla passione, ma soprattutto conservando l’umiltà, sapendo che poi la missione di un operatore culturale è quello di offrire, praticamente, un servizio pubblico al cittadino, perché se qualcuno dice che di cultura non si vive, io rispondo sempre, “può anche essere vero, però senza cultura si sopravvive soltanto”. 
E che vita è senza CONOSCENZA?
Ai posteri l’ardua sentenza.

Un abbraccio a tutti i lettori e grazie ancora della vostra attenzione.


Ringraziamo Domenico per la splendida intervista.

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