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Intervista a Samuele Portera


Di Francesco Rosati 

Ho avuto il piacere di intervistare il giovane regista emergente Samuele Portera. Samuele ha scritto e diretto numerosi corti: Commiato, Backstage, Memorie di un santo in agosto ecc. Ho deciso dunque, dopo la visione di essi, di fargli qualche domanda. 

Ciao Samuele, raccontaci un po' di te!

C'è ben poco da dire, mi chiamo Samuele Portera, ho 26 anni, a breve 27. Sono nato e cresciuto in un piccolo paese di montagna in Toscana, nella provincia di Arezzo. Ho studiato all'istituto d'arte della città citata, poi mi sono spostato a Roma per continuare i miei studi inerenti alla mia più grande passione: il cinema. Non c'è molto da dire su di me, la mia vita, come per altri miei coetanei, non è semplice. Emergere in una professione così ambiziosa non è immediato, sopratutto in un paese come il nostro. L'Italia è piccola, brulica di concorrenza più o meno brava, e le cose, spesso, funzionano a cazzo di cane; come abbiamo notato ultimamente. La passione per questo mondo nasce sicuramente con il disegno. Non sono un ottimo disegnatore, assolutamente no, ma amo disegnare e da piccolo disegnavo moltissimo. Inventavo storie e personaggi che poi sono diventati racconti, quando ho imparato a scrivere. Per poi dalla scrittura manuale farli diventare fotogrammi video, ed ecco che ti ho raccontato di me. 

Il tuo regista preferito? Da chi prendi ispirazione per le tue opere?

Questa non è mai la giusta domanda.


Nella tua carriera (per ora) hai diretto molti corti. Qual'è il tuo preferito e perchè?

Li odio tutti quanti ma allo stesso tempo li ammiro. 

Backstage, Commiato, ecc. Sono tanti e tutti molto belli i film che hai realizzato. Raccontami il lavoro che c'è dietro essi.

Grazie dell'apprezzamento. Guardare un film, un cortometraggio o persino un francobollo da spettatore è (e sarà) sempre diverso. Per fortuna! Partecipare alla realizzazione di uno di questi prodotti comporta vederlo crescere sotto svariati punti di vista: la realizzazione di una scrittura, quindi le emozioni e i pensieri cervellotici esistenzialisti (almeno nel mio caso) che si hanno durante questa. Trovare un sostegno e interesse per la tua idea, bussare su di porta in porta, chiamate su chiamate, ricerche di bandi, concorsi e altro, solamente per concretizzare ciò che è stato scritto. Non si molla quasi mai il progetto! Con i supporti che si è riuscito a racimolare si corre fino al canestro per fare punto. Credimi, in tutto questo lungo percorso si incontrano spesso persone veramente strane, invadenti e pure truffatrici, e non sorprenderti se le cose sul set vanno ad incasinarsi improvvisamente! Durante le riprese di “Commiato” mi è stato rubato un panino! Quindi posso dirti che c'è davvero tanto dietro i miei lavori, o almeno quelli che hai visto tu. 

Raccontaci anche del tuo libro "Sinfonia Adolescenziale"

Sinfonia Adolescenziale è una raccolta di racconti più vecchia di quanto sembri. I primi racconti li ho scritti in seconda media, tra i 13 e 14 anni. Erano più che altro sensazioni e realtà che vivevo all'epoca, trasformate in una sorta di racconto metafisico. Li ho ripresi in mano verso i 17 anni, ho aggiustato qualcosa e ho pensato di continuarne altri in merito alla tematica; l'adolescenza vista come un'eterna patologia con elementi surreali, sessuali, grotteschi e chiaramente malinconici. Adesso è fuori stampa, così non oltraggerà più altre librerie con la sua pessima presenza! A volte qualcuno mi invia link di offerte ebay o foto di librerie in cui “Sinfonia” è venduto ad una cifra estremamente bassa; rimango tanto meravigliato quanto divertito. 

Secondo te il Cinema Italiano si evolverà prima o poi?

Il Cinema Italiano si è già evoluto in realtà. Anzi, sta cominciando ad evolversi proprio negli ultimi anni in qualcosa di più qualitativo, autoriale e allo stesso tempo globale. Il linguaggio cinematografico italiano non tornava ad essere così forte e influente da tantissimi anni. 


Hai nuovi progetti per il futuro?

Troppi, forse. 

Come ultima domanda, secondo te nel corso degli anni si darà maggiore spazio agli emergenti?

Se uno è emergente perchè vuole fare il regista allora la corsa sarà lunga e difficile, se uno è emergente perchè sente il bisogno di raccontare una storia allora la corsa sarà lo stesso lunga e difficile, ma estremamente piena di gratificazioni e crescita. “Feed you head” dicevano i Jefferson Airplane




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