Di Francesco Rosati
Harry
Potter è sicuramente una delle saghe più belle della storia del cinema, capace
di far emozionare e divertire il pubblico.
I primi due film della saga sono stati diretti di Chris Columbus, il regista di Mrs. Doubtfire, Mamma ho perso l’aereo, l’uomo bicentenario e molti altri film famosi in tutto il mondo. Il linguaggio cinematografico di Chris è spettacolare: dai primi piani fino ai campi medi. In una recente intervista al Collider , ha affermato che durante le riprese del primo capitolo aveva parecchia pressione addosso:
“La
realtà è che la pressione del mondo era su di noi, su di me in particolare
perché sapevo che se avessi mandato tutto all’aria, era finita. E questo libro
non poteva essere mandato all’aria. Così sono dovuto andare sul set ogni giorno
come se avessi i paraocchi, cercando di non pensare al mondo esterno. Questo
era molto più facile 19 anni fa, prima che internet esplodesse. Nel girare il
primo film ebbi moltissima ansia. Le prime due settimane pensavo che mi
avrebbero licenziato ogni giorno. Tutto sembrava andare bene, ma nella mia
testa pensavo solo che se avessi sbagliato qualcosa, se avessi fatto qualche
cavolata, sarei stato licenziato. Ed è stato intenso. Non ho lasciato
trasparire quelle ansie sul set, non ero frustrato, non sono uno che urla, vado
d’accordo con tutti e voglio che tutti si sentano parte di una famiglia, quindi
dovevo solo nascondere quel lato delle mie emozioni”
Tutto però si è tranquillizzato con il secondo. Infatti, dato il successo del primo, Chris ha girato il sequel senza la pressione e l’ansia del primo:
“Quando il primo film si è dimostrato un grande successo, mi sono divertito molto di più sul set di La camera dei segreti. Ho potuto davvero lasciarmi andare e imprimere più stile personale al film. È stata una scelta molto specifica, lo stile del primo film, ma in parte perché siamo stati come ‘inscatolati’: avevamo tre telecamere alla volta sui ragazzi, che comunque erano molto piccoli, non erano mai stati sui set cinematografici, quindi dicevano una battuta, guardavano nella cinepresa e sorridevano. Recitare in Harry Potter significava il mondo per loro, e la prima settimana erano così contenti che sorridevano sempre, come se fossero in trance. Anche questo fu un dettaglio che dovemmo aggiustare e migliorare”
Lascia la regia ad Alfonso Cuaron nel terzo film ma, in cuor suo, sarebbe voluto tornare per gli ultimi due capitoli della saga:
“Ho
sempre voluto tornare indietro e girare gli ultimi due film, ma Yates ha deciso
che sarebbe rimasto fino alla fine, ed è stata una grande cosa da fare perché
amo particolarmente l’ultimo film. Penso che la seconda parte de I Doni
della Morte sia proprio un film brillante”.
Commenti
Posta un commento