Di Riccardo Gabriele
In un’
edizione dedicata ai sognatori, non poteva che trovare spazio un lungometraggio
che dell’inseguire i propri sogni ne fa uno dei suoi temi principali.
Questo è
diretto da Alessandra Mortelliti, che esordisce con una sceneggiatura tratta da
un suo testo teatrale ed uscito nei cinema il 13 luglio, distribuito poi
successivamente su Amazon Prime, dove potete ancora trovarlo a noleggio.
Protagonista
della storia un ragazzo Rocco Fiorella, che sogna di partecipare ad un talent
di danza e di lasciare la cittadina in cui vive. Ad accentuare questo suo
bisogno una situazione familiare non particolarmente tranquilla con un padre
alcolizzato e senza lavoro, svariate angherie da parte dei compagni di scuola e
diverse chiacchiere sul suo conto che sopporta in silenzio.
Quando
finalmente scoprirà di essere stato selezionato ad un provino a Cinecittà per
un talent di danza, utilizzerà i soldi guadagnati non solo per raggiungere il
luogo da lui agognato ma anche pagarsi una stanza per poter rimanere a Roma con
l’illusione di poter trovare lavoro e abbandonare definitivamente la città in
cui vive.
In breve
la trama del film che si capisce quanto possa essere classica, una scelta
ottima è quella di non far pronunciare mai il nome della cittadina sfondo delle
varie vicende del film, in modo che ogni spettatore possa immedesimarsi al
meglio.
Altra nota
è la fotografia che riesce a rendere gradevole ogni scena, dando il giusto
colore per i vari ambienti, in cui spicca in particolare la casa della zia, che
rimanda in parte alla casa di Geppetto del Pinocchio della Disney, con i vari
orologi che vanno ciascuno per conto loro.
La zia è
proprio uno dei personaggi più riusciti, capace in ogni scena di catturare
l’attenzione dello spettatore, oltre che esprimere l’ottica più ragionevole che
invece manca nei vari personaggi, incluso quello del protagonista.
Rocco (il
cui interprete è bravo nel comunicare molte emozioni a livello corporeo,
inclusi diversi sguardi) è vittima di essere un sognatore ingenuo che finisce
in guai sempre più grandi sottovalutando i rischi delle proprie scelte, oltre
che sottovalutare i sentimenti dei vari personaggi che ruotano intorno a lui.
Dall’altro
il personaggio Luigi Ghirardi, probabile interesse amoroso di Rocco, è povero
di svolte narrative: sembra essere lì solo per affrontare una tematica LGBT ma
a livello di sceneggiatura è del tutto inutile, come anche la ragazza che
finisce per aver un debole nel protagonista, risultando anche essa priva di
reali svolte narrative, indifferente per portare avanti la trama.
Questi i
grossi difetti del film che viene salvato però da alcuni dialoghi e da scene
molto ispirate come ad esempio ciò che accadrà durante una sagra del paese e la
scena finale, rimane però un film anonimo: uno di quelli di cui si ammira la
tecnica, la fotografia, la recitazione degli attori ma che è possibile
dimenticare dopo poco tempo, perché non riesce a creare quella reale empatia per
affezionarti ad un qualche personaggio e sentirti parte del film.
Il senso
che lascia è quello di trovarsi davanti ad un’ottima confezione, ad un’ottima
abilità nell’inserire svariare tematiche però lasciarle lì, troppo sottaciute,
al punto che giunti alla fine non ci si sente soddisfatti.
Non una brutta pellicola ma qualcosa da guardare forse solo per l’estetica perché sul versante della sceneggiatura non troverete nulla che non sia stato affrontato in una qualsiasi Fiction Rai.
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